Alfabetizzazione digitale e intelligenza artificiale: perché imparare giocando è la chiave del futuro.
- WayOut

- 4 giorni fa
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Viviamo in un’epoca in cui si parla tanto di intelligenza artificiale, ma ancora troppo poco di alfabetizzazione digitale. Eppure la vera sfida non è “sapere usare” gli strumenti, ma comprendere i linguaggi, le logiche e le implicazioni che stanno dietro alla tecnologia. È qui che entra in gioco, letteralmente, un nuovo modo di apprendere: imparare giocando.
Ogni giorno comunichiamo, collaboriamo e prendiamo decisioni attraverso strumenti digitali. Ma non sempre parliamo la stessa lingua. C’è chi scrive mail come se fossero romanzi, chi usa l’AI come fosse un oracolo e chi ignora le più basilari regole di netiquette. Il risultato? Rumore, incomprensioni, rallentamenti.
Al DigitalMeet 2025 — il più grande festival italiano dedicato all’alfabetizzazione digitale — questo tema è emerso con forza: non possiamo essere cittadini digitali consapevoli se non impariamo a condividere un lessico comune. Un obiettivo che noi di WayOut Consulting abbiamo deciso di affrontare a modo nostro: con un business game.
Nasce così Jump2Digital, un’esperienza di game-based learning che trasforma l’alfabetizzazione digitale in un percorso pratico, coinvolgente e misurabile. Presentato al Senato della Repubblica il 10 ottobre e in anteprima all’università di Padova, il gioco si inserisce nella cornice del DigitalMeet come strumento per allenare competenze digitali reali.
Durante le sessioni, i partecipanti affrontano challenge a tempo, scelte di canale e micro-decisioni quotidiane: quando scrivere, come rispondere, quale mezzo usare, come gestire richieste anomale o link sospetti. Il tutto in un contesto realistico, dove le dinamiche di squadra contano più della teoria.
Il cervello umano impara meglio facendo esperienza, non ascoltando slide. Il gioco introduce emozione, confronto e feedback immediato, tre elementi che potenziano la memoria e la comprensione. E soprattutto, permette di sbagliare senza conseguenze reali: un terreno sicuro dove sperimentare, capire e migliorare.
In Jump2Digital, ogni scelta produce un effetto visibile: una risposta più chiara, un rischio evitato, un team più allineato. Così la formazione non resta astratta, ma si traduce in azioni concrete e misurabili, come la riduzione degli errori di comunicazione o dei tempi decisionali.
Anche i media hanno colto la portata di questo approccio. Quando Il Mattino di Padova ha raccontato la presentazione di Jump2Digital al DigitalMeet, ha colto subito il cuore del progetto citando il CEO di WaYout Giorgio Nicastro: «Il gioco è pensato in particolare per le aziende, che spesso vedono le novità tecnologiche come un nemico o addirittura come un fattore di rischio. Noi vogliamo educarle». Un messaggio semplice ma rivoluzionario: perché ancora oggi, dietro la parola “digitale”, si nasconde spesso la paura di perdere controllo, tempo o autenticità. Jump2Digital nasce proprio per ribaltare questa prospettiva, non spiegando la tecnologia, ma facendola vivere in un contesto sicuro, umano e collettivo.
A riconoscere una seconda anima del progetto è stata la testata Editoria Digitale, che ha ripreso un’altra frase chiave di Giorgio Nicastro: «I giochi creano dialogo tra generazioni». Ed è qui che il gioco rivela tutta la sua forza: un tabellone, qualche carta e un dado diventano un linguaggio comune, capace di far dialogare genitori e figli, manager e neolaureati, esperti IT e risorse umane.
Parlare di IA non significa solo discutere di algoritmi e automazioni. Significa riflettere su come usiamo la tecnologia per lavorare meglio, collaborare in modo più fluido e prendere decisioni più consapevoli. In fondo, è proprio questo il senso di Jump2Digital: trasformare la tecnologia da ostacolo a conversazione.
Perché il futuro digitale non si impara a memoria. Si impara giocando, sbagliando e condividendo.
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